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Sul Tram con Frank Miller.

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il12

L’altro giorno era il compleanno di Frank Miller.
Io a Frank ci voglio bene un sacco. Quindi, per celebrare il suo compleanno metto qui uno dei pezzi che ho scritto per il volume: “L’incredibile Marvel – 75 anni di meraviglie a fumetti”, by Comicon Edizioni.
Clicca qui per vedere il volumazzo.
Clicca qui per leggere una recensione del medesimo.

Ecco l’articolo. In pratica, una polaroid di Diegozilla direttamente dagli anni ’80, quasi ’90.

SUL TRAM CON FRANK MILLER
Una volta avevo la stanghetta degli occhiali riparata con lo scotch. Una roba da vincere il campionato mondiale dei nerd. Poi ho cambiato occhiali. Niente più scotch. E ho trovato la fidanzata. Marta. Credo che le due cose fossero collegate. Fatto sta che alla fine degli anni ’80, non avevo più lo scotch sugli occhiali e avevo una fidanzata. Marta. Io e lei limonavamo duro. Però abitava lontanissimo da casa mia. Allora ci andavo in tram, ma mica un tram qualsiasi, prendevo il 12. Un Jumbo. Il viaggio era lungo e in parte occupavo il tempo pensando intensamente a Marta, e in parte leggendo fumetti.
E così, un pomeriggio del 1988, sui sedili arancioni del 12, mi ritrovo tra le mani un albo dei Fantastici Quattro edito dalla Star Comics. Dentro, in appendice, c’è una storia di Devil dove compare per la prima volta un personaggio nuovo: Elektra. Ho conosciuto Frank Miller così, mentre seguivo i miei ormoni in subbuglio fin dall’altra parte di Milano.
C’era qualcosa di profondamente diverso dal solito in quella storia. Per quanto andassi pazzo per i super eroi in generale, per quanto mi piacessero le normali avventure dei personaggi in calzamaglia, leggendo quella storiellina di 22 pagine, scritta da Miller, disegnata da lui e da Klaus Janson, mi accorsi subito che quella roba aveva un sapore più adulto e molto più amaro. Il che andava benissimo per il nuovo me. Non ero più un ragazzino, non avevo più lo scotch sugli occhiali e stavo andando a limonare con Marta.
Il mio rapporto a tre con Frank Miller e Marta non durò a lungo. Quando uscì il Wolverine di Claremont e Miller, Marta mi aveva già lasciato. Purtroppo di mezzo non c’era nessun boss della Yakuza, ma soltanto un tipo più grande di me che aveva un Fantic Caballero 50.
Mesi dopo, ero ancora lì che mi disperavo per Marta. Il 12 lo prendevo lo stesso, coltivando la mia melanconia. Su quei sedili arancioni, investendo ottomila lire delle mie mance di Natale, ho letto Amore e Guerra di Miller e Sienkiewicz.
Scoprire Sienkiewicz trasformò per sempre la mia percezione del fumetto, ma al tempo stesso maledii mille volte Miller per avermi devastato il morale in modo definitivo con una tremenda storia d’amore. Perchè percepii Amore e Guerra in quel modo lì. A livello empatico mi sentivo come Kingpin. Non avevo (ancora) costruito il mio impero fondandolo sul peccato, al posto di Vanessa io avevo Marta e a portarmela via non era stato un azzimato psicologo di nome Mondat (non Monday) Era stato un tipo di quinta, con il mullet e i Ray Ban Aviator a bordo di una cazzo di moto da cross.
Per la prima volta, Miller e Sienkiewicz mi facevano parteggiare non per l’eroe del fumetto, chissenefregava di Devil. In Amore e Guerra il mio eroe era Kingpin.
Anche se Marta/Vanessa mi aveva lasciato, in quelle pagine trovai comunque una consolazione.
Kingpin si vestiva in modo favoloso. Cominciai anche io a indossare delle camicie fatte con la tappezzeria, come mi aveva fatto vedere Sienkiewicz.

Sienkiewicz


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